POÈMES-OBJECTS
“Una poesia può derivare da qualsiasi cosa”: questo l’assunto di base per la creazione dei poèmes-objects.
Le poesie-oggetti sono un tentativo di organizzare in uno schema lineare di versi e di strofe non delle parole ma direttamente un testo concreto, costituito da vari oggetti.
Così, nell’opera intitolata
Congresso degli uccelli Kolar sistema in una vetrina, secondo tutte le regole della versificazione, delle ciliegie artificiali, un frammento di metro pieghevole, un pettine rotto, delle figurine di gesso che rappresentano degli uccelli, delle serrature, delle chiavi ecc.
Kolar era consapevole che gli oggetti più insignificanti, abbandonati nelle pattumiere o dimenticati nei cassetti, ormai inutilizzabili erano privi di valore e considerati fastidiosi.
Il titolo che l’artista associava spesso alle poesie oggettive era “poesia inutile e difficile”, da non intendere tuttavia in maniera esclusivamente negativa, ma come capacità di attribuire nuovamente a questi prodotti banali e quotidiani un valore: il valore dell’esclusività tipica delle opere d’arte, la cosiddetta “aura” di Benjamin.
Kolar sarebbe stato in grado di trasformare in poesie un intero universo di sogni e di cose: poesie da bere, da mangiare, da rubare, poesie di selciato, di fumo, di vegetazione, mobili, temporali, gonfiabili, sgonfiabili, matrimoniali, funebri, folkloristiche, luminose, sportive, artigianali, velenose, ecc.
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